Radon in casa: dove, verifiche, bonifica e norme
Gas radon in casa: cos’è, dove si trova, come rilevarlo e a che costi, come combatterlo e normative di riferimento.
Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita del gas radon, estremamente pericoloso e nocivo. Esso potrebbe essere presente nelle nostre abitazioni, nei nostri uffici, in luoghi che frequentiamo ogni giorno, e noi quasi sicuramente non ne siamo nemmeno al corrente.
Ma non facciamoci prendere dal panico! Esistono delle verifiche utili a scoprirne la presenza, e delle soluzioni per risolvere il problema. Vediamole.
Cos’è il gas radon e come può nuocere alla salute
Il radon è un gas radioattivo che deriva dal decadimento nucleare del radio, contenuto nelle rocce e derivato a sua volta dal decadimento dell’uranio, elemento altamente presente in natura. Per questo motivo, il radon è considerato un gas di origine naturale, poiché generato da alcune rocce di origine vulcanica. E' radioattivo, motivo per cui viene considerato nocivo e altamente pericoloso.
È inodore, incolore e insapore, aspetti che ne rendono impercepibile la presenza a primo impatto.
Il radon si deposita all’interno del nostro organismo, nei bronchi, causando gravi danni alla salute.
Ecco perché dobbiamo preoccuparci della tossicità del radon, soprattutto se corriamo il rischio di esservi esposti per periodi prolungati e inalarlo in grosse quantità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come “appartenente al gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l’essere umano”, al pari di amianto e fumo di sigarette. Infatti, secondo le statistiche, esso costituisce la seconda causa di tumori polmonari provocandone circa il 10%, un dato eccessivamente elevato.
Tuttavia, quando il gas si disperde nell’atmosfera, la sua concentrazione diventerà talmente bassa da non costituire un rischio per la salute. Al contrario se penetra in ambienti chiusi andrà ad accumularsi raggiungendo livelli elevati e pericolosi.
In quali ambienti potresti trovarlo?
Come abbiamo visto, il radon ha origini naturali. Proprio per questo è contenuto prevalentemente nel suolo. In particolare, nei terreni poco compatti e permeabili, ove il radon può arrivare in superficie in maniera agevole .
Per questo motivo, i locali più a rischio sono proprio quelli a diretto contatto con il terreno cantine, taverne, garage, scantinati, nei quali si insinua tramite:
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- crepe e giunti in pavimenti e pareti;
- fori di passaggio di cavi;
- tubazioni e canalizzazioni non sigillate correttamente;
- pozzetti ed aperture di controllo;
- componenti costruttivi permeabili (solai in legno, laterizi forati, muri in pietra, etc.).
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La situazione tende poi a peggiorare in due casi: quando gli ambienti non beneficiano di un’areazione sufficiente o sono completamente chiusi, quindi il ricambio d’aria è assente, e quando il gas è presente in elevate quantità, poiché riesce ad irradiarsi anche negli ambienti vicini e ai piani superiori.
Inoltre a volte, possiamo trovarlo, oltre che nel suolo, anche nei materiali da costruzione. Ad esempio il tufo e la pozzolana, materiali impiegati spesso in edilizia, contengono discrete percentuali di uranio, progenitore del radon.
Perciò, riassumendo, possono influire sulla sua concentrazione: i materiali da costruzione; il tipo di suolo e anche l’area geografica:
Regioni italiane più esposte
Il radon non è presente su tutto il territorio italiano in maniera omogenea, si rilevano, ad esempio, percentuali maggiori in Lombardia e Lazio.
Riporto di seguito una mappatura prodotta dall’Istituto Mondiale di Sanità per darti un quadro completo.
Come verificare la presenza di radon?
Le misurazioni per indagare la presenza di radon possono essere fatte tramite due diversi metodi, uno a lungo e uno a breve termine, ed entrambi andranno a fornire una concentrazione media del gas radioattivo.
Si consiglia però di scegliere la prima opzione e monitorare per almeno un anno, poiché il radon è presente in quantità variabili negli ambienti.
Con il metodo a lungo termine sarà possibile valutare come la concentrazione di gas vari a seconda delle stagioni e del clima, delle condizioni metereologiche, delle temperature e dal giorno alla notte. Ad esempio, si registreranno maggiori concentrazioni d’inverno rispetto all’estate a causa dei sistemi di riscaldamento, che producono una depressione nei piani bassi favorendo così l’ingresso del radon.
Le misurazioni a lungo termine sono dunque più accurate e approfondite, vengono effettuate da tecnici specializzati e ogni misurazione (ne consiglio almento due o tre ogni anno) può costare dai 200 ai 250 €, cifra che varia a seconda della superficie oggetto di interesse.
Qualora tu volessi optare per questa soluzione, potresti richiedere all’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) l’elenco degli studi diagnostici della zona in cui ti trovi, per poi contattarli direttamente.
Altrimenti, se preferissi una valutazione a breve termine, ti sarebbe possibile effettuarla in autonomia con l’uso di alcuni kit di misurazione “fai da te”.
Essi si trovano agilmente in commercio a un prezzo di 30/40 € che comprende anche l’analisi in laboratorio dei risultati ottenuti. La misurazione avviene tramite uno strumento chiamato dosimetro passivo, semplice da usare. È sufficiente posizionarlo nell’ambiente che si vuole monitorare per poi consegnarlo al laboratorio per l’analisi.
A prescindere da quale opzione faccia al caso tuo l’importante è assicurarsi se il radon sia presente in valori accettabili oppure critici, per capire come comportarsi di conseguenza.
Soluzioni e bonifica
Una volta appurata la presenza di radon bisognerà procedere con delle operazioni di bonifica.
Nel caso di edifici esistenti esiste un discreto numero di interventi tra cui scegliere a seconda della criticità della situazione, alcuni più dispendiosi e impattanti, altri meno.
Potresti:
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- isolare e sigillare ermeticamente crepe e fessure;
- isolare le porte comunicanti con le cantine;
- ricorrere a intercapedini ventilate o sistemi di aspirazione dell’aria;
- depressurizzare il terreno tramite pozzetti di raccolta del gas, i quali collegati a ventilatori permettono di raccoglierlo e disperderlo all’esterno;
- aerare frequentemente gli ambienti anche con sistemi di ventilazione meccanica;
- munire di ventilazione forzata il vespaio, isolandolo magari con il vetro cellulare;
- impermeabilizzare il pavimento con apposite guaine antiradon.
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Vorrei soffermarmi un attimo su una delle opzioni tra quelle appena viste, l’aerazione frequente degli ambienti. Infatti, la corretta ventilazione è senza dubbio la soluzione più efficace, oltre che la più semplice, per ottenere un miglioramento della qualità dell’aria in un ambiente.
Arieggiando costantemente una stanza però si rischia di disperdere il comfort termico, per questo si consiglia di optare per una ventilazione meccanica controllata.
Si tratta di tecnologie avanzate che, nel caso di edifici esistenti, possono realmente risolvere il problema. Per quanto riguarda invece le nuove costruzioni, i progettisti tendono a tal proposito a prevedere sistemi di ventilazione all’interno delle strutture, così come si occupano di attuare una serie di prevenzioni a livello costruttivo:
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- impiegare vespai per isolare l’edificio dal suolo;
- scegliere pavimenti galleggianti ben ventilati;
- impermeabilizzare pavimenti e pareti di ambienti interrati con guaine isolanti,utilizzando magari dei pannelli vetro cellulare;
- isolare le tubazioni degli impianti;
- evitare materiali da costruzione di cui sopra preferendo sabbia, ghiaia, calce, legno, cemento, gesso naturale o pietra calcarea.
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Normative di riferimento e obblighi di legge
Eliminare completamente il gas radon dagli ambienti chiusi non è possibile poiché, essendoci tracce nell’atmosfera libera, vi sarà sempre il rischio di infiltrazione.
Ma con gli accorgimenti che abbiamo appena visto, sarà possibile assicurarsi che la concentrazione di gas sia sempre inferiore rispetto ai limiti previsti dalla legge, i quali garantiscono la salubrità degli ambienti.
Dobbiamo fare un piccola premessa: la radioattività del radon si misura in Becquerel (Bq), unità di misura che porta il nome del fisico francese che ha scoperto la radioattività. Un Becquerel corrisponde al decadimento di un nucleo atomico in un secondo.
La concentrazione del gas di conseguenza si esprime in Becquerel al metro cubo (Bq/mc), per indicare il numero di trasformazioni che avvengono in metro cubo d’aria nella frazione di un secondo.
Per quanto riguarda la Normativa, inizialmente, in Italia, esisteva soltanto un decreto a tutela degli ambienti di lavoro e delle scuole, Dlgs. 241 del 26 maggio 2000.
Essa stabiliva un limite massimo che la concentrazione di radon non avrebbe dovuto superare, pari a 300 Bq/mc, e prevedeva inoltre che fosse il datore di lavoro a occuparsi delle misurazioni, seguendo un certo iter:
- dei tecnici di laboratori di misura autorizzati avrebbero installato i dosimetri per misurare la concentrazione di radon nell’arco di un anno;
- trascorsi 12 mesi, i tecnici avrebbero depositato i risultati ottenuti e una relazione descrittiva al Comune di appartenenza e all’ARPA;
- avrebbero ripetuto il tutto ogni 5 anni.
Per le abitazione invece si faceva fede ad una Direttiva dell’Unione Europea: Direttiva 2013/59/Euratom del 17 gennaio 2014. Con essa il Consiglio Europeo indicava il livello di riferimento di 300 Bq/mc per tutti gli ambienti chiusi, oltre il quale era necessario intervenire con un risanamento.
Tuttavia, dal 2002, in Italia, è stato elaborato un Piano Nazionale Radon (PNR), contenente tutti gli interventi necessari per affrontare la presenza del radon. Il tutto è sfociato in un progetto nel 2005, dall’omonimo nome, volto a ridurre i rischi di tumore polmonare in Italia, coordinandosi con l’Istituto Superiore di Sanità.
L’attuazione del PNR si è concretizzata poi nel 2020 con il Decreto Legislativo n.101 del 31 luglio.
Questo decreto, attualmente in vigore, ingloba la legge del 2000 e adotta ufficialmente la Direttiva 2013/59/Euratom, stabilendo all'art. 12:
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- il livello massimo di riferimento a 300 Bq/mc sia per i luoghi di lavoro e che per le abitazioni esistenti;
- il livello massimo di 200 Bq/mc per le abitazioni che verranno edificate dopo il 31 dicembre 2024.
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Infine, con il D.P.C.M. dell’11 gennaio 2024 è stato adottato il nuovo Piano nazionale d’azione radon 2023-2032, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 21 febbraio 2024, strategie, che segnala i criteri e le modalità di intervento per prevenire e ridurre i rischi di dall’esposizione al radon in abitazioni, edifici pubblici e luoghi di lavoro.
Inoltre, a livello locale potrebbero essere state introdotte delle norme specifiche (ad esempio, la Regione Lombardia). Ti consiglio di approfondire.
Spero che l'articolo ti sia stato utile, a presto. Marianna Minio.