Miglior isolamento interno per pareti e tetto
Guida alla corretta realizzazione dell'isolamento interno e alla scelta del miglior isolante, stratigrafie e spessori.
A mio parere, la coibentazione interna (impropriamente chiamata cappotto interno) deve essere preferita al cappotto esterno solo in casi estremi quali ad esempio l'impossibilità di agire sugli esterni stessi perché l'immobile è vincolato, il condominio è contrario o le pareti esterne sono ventilate.
Qualora non avessi alternative all'isolamento dall'interno, al fine di evitare problemi dovresti seguire poche e chiare regole.
Indice
Perché preferire un isolamento esterno?
Spessore minimo dell'isolamento?
Perché preferire un isolamento esterno?
Il cappotto esterno deve essere preferito poiché l'isolamento interno comporta:
- difficoltà nella correzione dei ponti termici;
- perdita di spazio in casa;
- che la faccia esterna della parete rimanga fredda e quindi aumenti il rischio di muffe e condense superficiali e interstiziali;
La questione legata alla correzione dei ponti termici merita un articolo ad hoc.
Mentre, per quanto riguarda la perdita di centimetri interni alla casa, sii consapevole che è la legge a fissarli e il calcolo / progetto deve essere realizzato da un termotecnico.
Spessore minimo dell'isolamento?
Lo spessore della coibentazione dipende:
- dal tipo di isolante scelto;
- dal luogo ove è posto l'immobile da isolare;
- dalla stratigrafia del muro esistente;
- dalle performances richieste dagli ecobonus.
Potresti dover inserire un isolante dalla spessore che varia tra i pochi centimetri fino ai 25 cm e oltre.
Rischio muffe e condensa
All'interno delle nostre case, volenti o nolenti, l'umidità potrebbe comportare condensa e muffa. Tale rischio si accentua qualora si coibentassero le pareti o le coperture in maniera errata.
Per evitare ciò, è fondamentale la conoscenza del fattore di resistenza al passaggio del vapore μ che caratterizza i vari strati delle nostre pareti / coperture. Questo valore indica quanto traspira un elemento: minore è questo valore, maggiore vapore passerà attraverso l'elemento.
Oltre a questo fattore, nel rischio di condensa contano anche gli spessori (s) degli elementi che costituiscono il pacchetto della parete (mattoni, isolante, intonaci ecc.).
Fortunatamente, esiste un coefficiente che contiene entrambi questi valori: Sd, prodotto tra lo spessore s e il fattore μ.
Sd =s x μ
Una volta scelto l'isolante, grazie al suo fattore di resistenza e alle altre caratteristiche, con l'ausilio di un software di calcolo, è possibile analizzare il rischio muffe e condense ed evitare che la temperatura all'interno della parete scenda al di sotto della temperatura di rugiada, temperatura di formazione delle condense.
L'ideale sarebbe realizzare una parete i cui componenti siano caratterizzati da un fattore di resistenza via via minore dal lato caldo verso il lato freddo della parete / copertura. Il problema è che d'estate il lato caldo della parete è quello esterno, d'inverno è il contrario!
A prescindere, se all'interno della parete si scendesse al di sotto della temperatura di rugiada, sarebbe conveniente inserire sul lato caldo dell'isolante una barriera vapore dall'alto sd (>100), in maniera da bloccare completamente l'ingresso di vapore nell'isolante.
Tuttavia, come ti accennavo, una barriera vapore sul lato interno della parete sarebbe ottimale d'inverno quando il vapore viene spinto verso l'esterno. D'estate, essendo più freddo l'ambiente interno, il gradiente della pressione si inverte e la barriere vapore interna alla casa potrebbe bloccare l'uscita dell'acqua dal muro con conseguenze disastrose per l'involucro. Da qui nasce una questione molto dibattuta sull'uso o meno della barriera vapore.
In alcuni casi, sarebbe più opportuno un telo che "regoli l'umidità", piuttosto che una barriere vapore che impedisca al vapore di lasciare la parete. In questi casi consiglierei un freno vapore ben progettato la cui capacità di "frenare il vapore" sia idonea all'isolante scelto e che regoli il passaggio di vapore. Per facilitare la posa, sappi che esistono in commercio isolanti già muniti di teli vapore.
Questi teli devono essere continui su tutta la superficie da proteggere e privi di interruzioni. Quindi attenzione alla tenuta dei nastri che collegano i vari fogli e alle forature dei teli nel caso, ad esempio, del passaggio degli impianti. Questi punti deboli possono provocare la cattiva gestione del vapore. Inoltre, occorre prestare molto attenzione anche alle finiture: occorre utilizzare intonaci e colle traspiranti.
Infine, qualora posassi una barriera vapore internamente, ti consiglierei di installare un impianto di ventilazione meccanica controllata VMC per gestire l'umidità interna.
Quali sono i migliori isolanti per isolamento interno?
Per quanto detto a monte, eviterei di installare isolanti interni in materiale plastico come il poliuretano espanso PIR / PUR, il polistirene espanso sinterizzato EPS, o ancora peggio il polistirene espanso estruso XPS.
Difatti, gli isolanti plastici per natura sono caratterizzati da alti valori di Sd, e quindi d'estate potrebbero provocare condensa interstiziale.
Piuttosto virerei sui materiali naturali (fibra di legno o sughero) o minerali (lana di roccia e vetro) magari accoppiati ad un freno vapore ben progettato e sigillato. In questi casi la posa avviene mediante placcaggi o contropareti.
Ma per toglierti ogni dubbio ed evitarti la posa di barriere e freni vapori che, come ti accennavo, potrebbero essere controproducenti, potresti posare internamente dei materiali attivi capillarmente.
Difatti, un'altra caratteristica fondamentale nella scelta dell'isolante interno è l'igroscopia, e cioè la capacità di assorbire e rilasciare umidità in base al clima interno. Materiali quali calcio silicato o idrati di silicato di calcio per igroscopicità permettono l'assorbimento dell’umidità dell’aria in eccesso e il rilascio qualora l'ambiente ne richiedesse. La capacità di assorbimento di questi isolanti è notevole e nei cicli di assorbimento / rilascio dell'umidità questi materiali non perdono le caratteristiche.
Isolanti in calcio silicato
Il calcio silicato o silicato di calcio è costituito da calcio, ossido di silicio e cellulosa ed è poroso al 90%. Puoi comprendere bene la sua capacità di catturare l'umidità.
Si può trovare in commercio sotto forma di pannelli anche accoppiati con altri materiali.
La conduttività termica, ahimè, non è il suo punto di forza e varia tra gli 0,060 e gli 0,095 W/(mK). La capacità termica specifica attorno ai 1000 J/kgK.
Il coefficiente di permeabilità al vapore acqueo μ oscilla tra i 15 e i 20 e garantisce quindi un'alta permeabilità al vapore acqueo.
Essendo un materiale alcalino è caratterizzato da un elevato PH (10,5). Quindi, il calcio silicato contrasta le muffe che, piuttosto, si formano su superfici acide.
Per quanto riguarda l'antincendio, i pannelli ricadono in classe 0 (euroclasse A1), pertanto sono completamente incombustibili e non producono fumi nocivi.
Isolanti in idrati di silicato di calcio
I pannelli in idrati di silicato di calcio sono isolanti minerali composti da sabbia di quarzo macinata, cemento in piaccola percentuale e pasta di alluminio, porosi al 95%. Rientrano nel gruppo dei calcestruzzi leggeri Si possono trovare in commercio sotto forma di pannelli anche accoppiati con altri materiali.
La conducibilità termica è migliore rispetto agli isolanti in calcio silicato: da 0,042 a 0,045 W/mK e godono di una capacità termica specifica attorno ai 1300 J/kgK.
Notevole permeabilità al vapore: coefficiente di resistenza al vapore μ=3. Densità compresa tra i 100 e i 115 kg/m³.
Anche in questo caso, per quanto riguarda l'antincendio, i pannelli ricadono in classe 0 (euroclasse A1), pertanto sono completamente incombustibili e non producono fumi nocivi.
Spero che l’articolo ti sia stato utile. Vincenzo.