Comunità energetiche 2025: cosa sono, incentivi e regole
Cosa sono le Comunità Energetiche, come funzionano e come parteciparvi, normative, chi può aderire, costi e incentivi.
Sentiamo spesso parlare di Comunità Energetiche, o Energy Community, ignorando però gran parte del loro funzionamento e dei benefici che possono portare al nostro pianeta e a tutti noi.
Fortunatamente, grazie allo sviluppo delle tecnologie produttive che rendono sempre più accessibile l’energia proveniente da Fonti Energetiche Rinnovabili (FER), anche le Comunità Energetiche si stanno diffondendo. Per questo motivo è necessario documentarsi a dovere e scoprire come funzionano, come partecipare, e tutte le informazioni utili che le riguardano.
Indice
Diventiamo produttori: prosumer e consumer
Comunità Energetica: cos’è?
Si definisce Comunità Energetica un insieme di persone che producono e condividono energia rinnovabile e pulita.
Si tratta di una vera e propria associazione che decide di impegnarsi nella produzione di energia “verde”, e che ha come obiettivo quello di ridurre al massimo gli sprechi energetici, sia in termini di costi che di emissioni di CO2.
Concretamente parlando, una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) si occupa di:
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- produzione;
- autoconsumo;
- condivisione;
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dove il soggetto è sempre l’energia prodotta da fonti rinnovabili, e il destinatario di tale prodotto può essere chiunque, a prescindere dal reddito. Difatti la partecipazione alla comunità è sempre aperta e volontaria (art. 31 c1 lett. cd Decreto 199/2021), basata su criteri oggettivi e non discriminatori. Così facendo si mira a sostenere anche chi versa in condizioni di povertà energetica.
I membri di una CER dovranno possedere e fruire, o soltanto fruire, energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, e in tal modo coprire completamente, o almeno in buona parte, i propri consumi.
Chi può aderire?
Per far parte di questo disegno e contribuire attivamente potresti pensare di unirti ad una Comunità Energetica, poiché, come dicevo, la partecipazione è aperta a tutti e con condizioni economiche di ingresso obbligatoriamente non eccessive:
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- persone fisiche e giuridiche / soggetti privati e pubblici, compresi i condomini;
- attività commerciali;
- piccole e medie imprese;
- enti territoriali;
- autorità locali;
- pubbliche amministrazioni;
- associazioni;
- enti di ricerca e formazione;
- enti religiosi.
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L’unico vincolo riguarda le imprese private che intendono far diventare una CER la loro attività commerciale e/o industriale principale. L’autoconsumo collettivo non deve categoricamente avere scopo di lucro e portare profitti economici, quindi non può essere fonte di reddito per i soci (art. 31 c.1 lett. c Decreto 199/2021).
Diventiamo produttori: prosumer e consumer
Inizialmente, il gestore di una rete elettrica si occupava di fornire energia alle case attingendo da una fonte fisica centralizzata, e il tutto funzionava tramite trasmissioni cosiddette one-to-many (un unico impianto di produzione “one” la cui energia è condivisa tra più soggetti “to many”).
Al giorno d’oggi, si è passati invece a una rete digitale decentralizzata, con collegamenti one-to-one e many-to-many (più impianti di produzione “many” la cui energia è condivisa tra una moltitudine di membri “to many”. Questo nuovo sistema, grazie agli algoritmi dell’intelligenza artificiale, permette la partecipazione attiva di chiunque, e va a generare una rete di informazioni, la cosiddetta Smart Grid, che caratterizza le comunità smart (Smart Community).
A questo punto, ogni cittadino può connettersi alla rete ed essere prosumer o consumer, a seconda rispettivamente che sia in possesso di una fonte di energia rinnovabile, e quindi produca e condivida energia, oppure che sia solamente consumatore.
Questi impianti devono essere stati precedentemente connessi alla rete di cui sopra, ovvero alle centrali elettriche virtuali, anche dette cabine di trasformazione.
A gestire tutto il sistema, in concreto, è una piattaforma, Regalgrid, che si occupa di abilitare le comunità energetiche, e unire nella rete chi produce, chi accumula e chi consuma energia, tramite la sua Digital Energy Platform.
Si tratta perciò di un processo di decentralizzazione dell’energia, che costituisce un vero e proprio emblema di innovazione.
Le Comunità Energetiche vogliono rivoluzionare il mercato dell’energia riducendo i prezzi pagati dai consumatori e, di conseguenza, rendendo l’energia più accessibile anche per quella fascia di popolazione che versa in gravi difficoltà economiche.
Gli obiettivi e i vantaggi per cui merita far parte di una Comunità Energetica:
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- benefici ambientali: producendo energia pulita si riducono notevolmente le emissioni di CO2. L’energia prodotta da un impianto fotovoltaico infatti, non genera emissioni dannose. Inoltre, essendo a chilometro 0, poiché gli impianti si trovano in prossimità dei consumatori, si evitano sprechi dovuti alle perdite durante la fase di distribuzione;
- benefici sociali: risolvere la questione della povertà energetica è senza dubbio il primo vantaggio dal punto di visto sociale che consegue la formazione di CER. Così facendo viene consolidato il concetto di condivisione e di responsabilità sociale.
Oltretutto questi sistemi promuovono un’economia circolare ridando nuova vita a terreni inutilizzati, come vedremo a breve, e incentivano e incoraggiano le produzioni locali. Difatti, le piccole e medie imprese possono trovare in un questo meccanismo un sostegno e la possibilità di essere rilanciate e svilupparsi ulteriormente;
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- benefici economici: come primo punto non possiamo non citare evidenti e sostanziali risparmi sulla bolletta energetica derivanti dai cali dei consumi.
In seconda battuta, poichè le CER hanno diritto a una serie di incentivi statali (e cumulabili con altre forme di incentivazione), la comunità riceverà anche degli ausili:- una somma di danaro per ogni kW/h prodotto (art 5 Decreto 199/2021);
- una somma per eventuali surplus di energia prodotta (che approfondiremo in seguito).
- benefici economici: come primo punto non possiamo non citare evidenti e sostanziali risparmi sulla bolletta energetica derivanti dai cali dei consumi.
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Le realtà locali che si vanno a generare sono così completamente autosufficienti, e questo porta inevitabilmente all’indipendenza energetica del territorio, e, di conseguenza di un intero Paese, altro punto estremamente vantaggioso e degno di nota. Difatti, tale meccanismo, permette la creazione di un vero e proprio reddito energetico su cui fare affidamento.
Come costituire e partecipare ad una Comunità Energetica?
Tutto il meccanismo che abbiamo appena visto fa parte di un disegno voluto dalla Comunità Europea, la quale si impegna, tramite strategie a lungo termine, a combattere l’impatto che il settore energetico ha su di noi e sul nostro pianeta.
Costituire una energy community è davvero semplicissimo, basta un gruppo di persone che desideri promuovere l’energia rinnovabile. Una volta formato il gruppo sarà necessario “ufficializzarlo” costituendo una cooperativa o un’associazione non riconosciuta, e scegliendo un soggetto giuridico che rappresenti la comunità.
Il Decreto 199/2021, che costituisce la Normativa di riferimento e che approfondiremo in seguito, fornisce delle specifiche a proposito di tale soggetto giuridico. Il D.L. non impone quale forma giuridica adottare ma stabilisce che il soggetto debba essere:
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- di tipo collettivo;
- eventualmente anche privo di personalità giuridica ma capace di essere titolare di situazioni giuridiche in modo autonomo.
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Per quanto riguarda i singoli partecipanti è importante sottolineare che ogni affiliato possiede pari diritti, tra cui quello fondamentale di poter scegliere il proprio venditore di energia elettrica e di poter recedere in qualsiasi momento.
Ciascun membro, che sia prosumer o consumer, verrà collegato ai punti di connessione ubicati sulle reti elettriche di distribuzione esistenti e diventerà intestatario di un’utenza e di una bolletta energetica. Difatti, ognuno continuerà a pagare la bolletta al proprio fornitore di energia elettrica, mentre, allo stesso tempo, riceverà da parte della comunità un importo commisurato alla quantità di energia condivisa.
Ma come partecipare? È più semplice di quanto immagini.
Qualora volessi diventare prosumer dovresti innanzitutto munirti di un impianto fotovoltaico con accumulo (art 5 c. 4 lett. a Decreto 199/2021). Esso non deve essere obbligatoriamente di proprietà dell’intera Comunità, può essere messo a disposizione da terzi, da un singolo partecipante o da più membri della Comunità stessa.
Inoltre l’impianto può essere sia nuovo che esistente, ed eventualmente essere potenziato o adeguato, si escludono soltanto i sistemi ibridi.
Se si tratta di impianti realizzati prima del 15 dicembre 2021 (data dell’entrata in vigore del Decreto 199/2021) essi sono ammessi solo nei casi in cui non incidano sulla potenza complessiva della comunità per più del 30% (art. 31 c1 lett. d Decreto 199/2021).
Per quanto riguarda le caratteristiche dell’impianto possiamo aggiungere che esso:
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- deve essere connesso alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria comune a tutti gli iscritti alla comunità energetica (solitamente una cabina può coprire circa 3 o 4 comuni oppure 2 o 3 quartieri all’interno di una città);
- deve essere installato su un’area adeguata: generalmente a prestarsi maggiormente sono i terreni industriali in disuso, grazie alle loro dimensioni, collocazioni e destinazioni prescritte dalla normativa. È fondamentale però che si trovi in prossimità dei consumatori stessi.
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Contatori e dispositivi di controllo
Per gestire poi lo scambio di energia e fruirne in prima persona c’è bisogno poi di un dispositivo di controllo. Questo dispositivo è fornito da Regalgrid e ha il nome di SNOCU (Smart Node Control Unit). Allo stesso modo anche chi partecipa come solo consumer deve munirsi di tale dispositivo e ciò sarà sufficiente per usufruire del servizio.
Regalgrid dota i membri delle CER anche di un altro dispositivo, lo smart meter, un contatore intelligente che rileva e registra le quantità di energia prodotta, quella ceduta e gli autoconsumi.
A proposito dei rapporti tra prosumer e consumer è necessario che questi siano regolati da un contratto di diritto privato, dal quale i consumer possono sottrarsi in qualsiasi momento e abbandonare così la comunità energetica.
Incentivi
Infine, una volta che la Comunità è stata formata e l’impianto è in esercizio, si può procedere con la richiesta per ottenere gli incentivi.
La richiesta deve essere presentata al Gestore dei Servizi Energetici (GSE), l’azienda pubblica che in Italia promuove l’energia rinnovabile, e che riconoscerà gli incentivi esclusivamente per l’energia condivisa all’interno della Comunità.
Per quanto attiene gli incentivi, ho realizzato un articolo specifico.
Iscrizione CER
Per iscriversi invece ad una Comunità Energetica già formata occorre presentare una richiesta scritta al soggetto giuridico, all’interno della quale bisogna indicare:
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- le proprie attività e la titolarità di un punto di prelievo di energia elettrica, qualora si faccia domanda come solo consumatore;
- quanto visto al primo punto e la titolarità di un impianto fotovoltaico qualora si voglia partecipare anche alla produzione.
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Non solo fotovoltaico
È necessario fare infine una piccola precisazione a proposito degli impianti: la normativa di riferimento non impone in alcun modo la tipologia di energia alternativa da sfruttare (eolico..), ma la scelta dei pannelli fotovoltaici costituisce la soluzione più vantaggiosa e più accessibile dal punto di vista economico. Per questa ragione parliamo sempre di fotovoltaico.
Superbonus
Secondo la supercircolare n. 23/E/2022, il Superbonus spetta anche alle “comunità energetiche rinnovabili” costituite in forma di enti non commerciali o da parte di condomìni che aderiscono alle “configurazioni”, limitatamente alle spese sostenute per impianti a fonte rinnovabile gestiti dai predetti soggetti.
Difficoltà nella diffusione
Come unici punti a sfavore delle CER possiamo annoverare:
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- lunghi tempi di autorizzazione;
- iter burocratici complessi;
- costi elevati di acquisto e installazione degli impianti. Tali spese verranno sicuramente recuperate tramite i vantaggi economici che abbiamo appena visto, ma non si può garantire che questo avvenga in poco tempo.
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Tuttavia ci auguriamo che questi aspetti possano mutare e risolversi con la diffusione delle Comunità Energetiche.
Differenza tra Autoconsumo Collettivo e CER
Dobbiamo fare infine una distinzione tra Comunità Energetica e Autoconsumo Collettivo, poiché spesso si pensa che siano due organizzazioni equivalenti.
Esse condividono lo stesso obiettivo ma operano per raggiungerlo in due modi diversi.
Il funzionamento delle CER lo abbiamo chiarito, e analogamente, anche l’Autoconsumo Collettivo si basa sulla produzione di energia rinnovabile tramite impianti fotovoltaici.
Le comunità però, possono raggruppare un intero quartiere, purché i membri attingano dalla stessa cabina di trasformazione, mentre per l’autoconsumo, i soggetti partecipanti devono condividere lo stesso edificio dotato dell’impianto, e l’energia prodotta non può essere condivisa al di fuori.
Ad esempio questa soluzione riguarda condomini, aziende o edifici pubblici.
Normative e decreti in Europa
A dettare le linee guida per tutto ciò che abbiamo visto fino ad ora ci pensa la Direttiva Europea n.2001 dell’11/12/2018, chiamata anche RED II, (Renewable Energy Directive Recast) e divenuta legge nel 2021.
Il Decreto, n.199, è entrato in vigore il 15/12/2021 e racchiude tutte le definizioni necessarie e le norme riguardanti la sostenibilità energetica: strumenti, meccanismi, caratteristiche degli impianti, incentivi, indicazioni finanziarie, giuridiche, istituzionali, e, soprattutto, stabilisce i diritti degli auto-consumatori.
Si tratta di un D.L. che desidera promuovere le rinnovabili e insiste sulla diffusione delle Energy Community, uno dei mezzi più efficienti per ottenere un mercato di energia equo e verde, insistendo affinchè una coesione sociale ed un’economia circolare e sostenibile diventino i paradigmi degli Stati dell’UE.
Insiste poi sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi necessari per la messa in atto di tali sistemi, poiché spesso, gli iter burocratici, condizionano negativamente la formazione delle comunità.
Al suo interno vi sono anche tutte le informazioni utili sulla scelta e installazione dell’impianto, e qualora rimanesse qualcosa di dubbio si può ricorrere al Decreto Legge 17 del 01/03/2022, poi modificato nella Legge 34/2022, contenente “Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”, normativa di riferimento per i pannelli fotovoltaici.
La Commissione Europea ha emesso anche un piano che racchiude una serie di indicazioni utili per costruire in Europa le infrastrutture necessarie. Con l’aumentare dei mezzi si potrà mettere in atto questo macro disegno più agilmente e raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti nelle direttive. Sto parlando del piano REPowerEU, che ha come punti fondamentali:
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- risparmiare energia e sensibilizzare cittadini e imprese affinché diano il loro contributo;
- diversificare l’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea;
- produrre energia pulita tramite le FER, quindi stimolare anche gli investimenti nel settore e permettere ai trasporti e alle industrie di sostituire i combustibili fossili.
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L’Europa, tramite questi regolamenti, si pone come obiettivo che gli Stati membri, entro il 2030, siano in grado di produrre una quantità di energia da fonti rinnovabili pari al 32% del consumo finale lordo, che quella prodotta e ri-distruibuita nel settore dei trasporti equivalga almeno ad un 14% di tale consumo e che il 20% dell’energia prodotta nelle città provenga dalle CER.
Normativa in Italia
La Direttiva Europea n.2001 è stata recepita in Italia tramite il Decreto Milleproroghe 162/2019, convertito poi in Legge il 24/02/2023 (legge n.14), che all’articolo 42bis si esprime a proposito delle Comunità Energetiche, abbracciando quanto previsto dalla Comunità Europea.
Immaginando una diffusione delle CER nel nostro paese fino ad arrivare a un numero di 500mila comunità, si ipotizza di poter ridurre le emissioni di CO2 di 3,6 milione di tonnellate. Questa stima oltretutto prevede un risparmio economico di 2 miliardi all’anno per i membri delle CER, al netto dell’investimento tecnologico iniziale.
Tuttavia siamo ancora molto indietro in questo percorso, e in Italia abbiamo solamente 35 Comunità Energetiche operative, 24 in costruzione e 41 in progetto.
Sicuramente la principale causa di tale ritardo nello sviluppo è dettato dalla troppo recente entrata in vigore di un regolamento normativo, perciò la costituzione di comunità è altrettanto recente e non ancora abbastanza diffusa.
Ma senza dubbio, anche la poca conoscenza dell’argomento grava notevolmente, insieme ai costi elevati di realizzazione degli impianti. Difatti le statistiche riportano dati allarmanti: solo il 13% dei cittadini e il 32% delle imprese risultano ben informate.
Infine, anche le lungaggini dal punto di vista burocratico non aiutano a migliorare le situazione, ma si questo si sta occupando la Delibera di Arera (727/2022/R/EEL) che intende semplificare l’iter.
ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) è un'autorità amministrativa indipendente della Repubblica Italiana che regola i settori dell'energia, del gas e dell'acqua, e con una serie di delibere ad hoc supporta e coordina anche il funzionamento delle Comunità energetiche.
Con la delibera 727/2022/R/EEL ARERA ha approvato un testo a sostegno della battaglia per la sostenibilità, il Testo Integrato sull’Autoconsumo Diffuso (TIAD), che, come anticipavo, si occupa di fare chiarezza sulle norme vigenti e cercare di accelerare i processi burocratici.
Il TIAD ha poi integrato anche la delibera 318/2020/R/EEL, quella che si occupa di fornire, e ricordare, la definizione di Comunità Energetica Rinnovabile:
“un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, è autonomo ed è effettivamente controllato da azionisti o membri situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che appartengono e sono sviluppati dal soggetto giuridico.”
Tale integrazione è stata utile sostanzialmente per definire in modo più chiaro i perimetri geografici riguardanti le aree di condivisione e di connessione.
Al contrario dell’Italia, all’interno dell’Unione Europea, altri paesi come Spagna, Grecia, Francia, Germania riportano buoni dati di crescita e sviluppo delle CER, già da tempo diffuse e consolidate. Questa condizione è stata facilmente raggiungibile grazie a una serie di fattori di estrema importanza:
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- presenza di finanziamenti e incentivi;
- normative aggiornate;
- sensibilizzazione dei cittadini.
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Sicuramente questi 3 aspetti sono fondamentali e possono essere risolutivi per colmare il gap che contraddistingue l’argomento. Come abbiamo visto la strada di questa transizione verde è lunga e faticosa, con ancora troppi nodi da sciogliere, ma dobbiamo essere fiduciosi e soprattutto impegnarci in prima persona.
Le Comunità Energetiche e le Fonti Energetiche Rinnovabili sono tra gli strumenti più utili per affrontare la crisi climatica e la povertà energetica, dobbiamo perciò cercare di farle entrare a far parte delle nostre vite, lo dobbiamo a noi e al nostro pianeta.
Spero che l'articolo ti sia stato utile, a presto, Marianna Minio.